TECNOPSICOLOGIA. Quando la psicologia si unisce alla tecnologia
Oggi si parla sempre di più di innovazione e tecnologia, utilizzando termini come quelli di Metaverso, ambiente virtuale, NFT, ecc.. Sappiamo bene di cosa stiamo parlando? Ma soprattutto è astrazione o veramente qualcosa di concreto che può fare la differenza? Mi preme evidenziare che la tecnologia può davvero rappresentare quel passo in più, in grado di portare a risultati incredibili. Un’altra domanda che ci si pone nel campo della psicologia è quella della reale efficacia delle strumentazioni innovative all’interno di protocolli già validati. In questo breve articolo cecherò di rispondere a queste domande, non con la pretesa di convincere ad utilizzare questo tipo di strumenti, ma per diffondere sempre di più una “cultura innovativa” e di conseguenza capire le potenzialità della tecnologia e le strade alternative che può creare.
La tecnologia ha profondamente cambiato le nostre vite, soprattutto negli ultimi due decenni. L’avvento di internet e dei pc, dei cellulari prima e degli smartphone poi, ha modificato le nostre abitudini quotidiane, portandoci per molte ore della giornata ad essere sempre connessi.
Maggiore accesso alle informazioni e maggiori opportunità in diversi ambiti della nostra quotidianità sono solo alcuni degli effetti positivi; tuttavia, l’evoluzione tecnologica può potenzialmente avere degli effetti negativi. “La tecnologia dovrebbe migliorare la tua vita, non diventare la tua vita” (Harvey B. Mackay). L’affermazione di questo noto imprenditore americano riassume il fenomeno a cui assistiamo al giorno d’oggi, ovvero ad “un’iper- digitalizzazione della nostra vita quotidiana”. Dunque, un aspetto importante che ha suscitato sempre più interesse, è la relazione uomo e computer. Quest’ultima è un’interazione costante che ha cambiato anche il modo di comunicare, i nostri comportamenti, la realtà. Ma proviamo a vedere insieme quali e cosa sono le principali strumentazioni innovative. La prima è senza dubbio la realtà aumentata, una tecnologia che permette, tramite l’uso di particolari strumenti digitali, di interagire con l’ambiente esterno integrando realtà fisica, oggetti e ambienti digitali, intelligenza umana e intelligenza artificiale (Iperrealtà). L’intelligenza artificiale è un altro esempio di tecnologia all’avanguardia che permette, tramite sistemi informatici, di creare software e hardware in grado di replicare le caratteristiche tipiche umane. Oltre a questi troviamo anche la realtà virtuale (VR), una tecnologia che, grazie ad un visore, consente l’immersione in ambientazioni virtuali altamente realistiche, caratterizzate da coinvolgimento, interazione e partecipazione, all’interno delle quali l’utente diventa attivo creatore della propria esperienza. La VR consente di sperimentare il cosiddetto senso di presenza: la persona si sente dentro l’esperienza (being there) e, attraverso specifici comandi, può interagire con la scena in cui si trova. Quindi, per ambiente virtuale si intende una dimensione tridimensionale creata da un computer e fruibile attraverso il visore, una periferica di input-output che immerge la persona in questo “mondo parallelo”.
Il Metaverso, di cui sentiamo sempre di più parlare oggi, si potrebbe considerare un universo digitale formato da un insieme di queste tecnologie: infatti sono delle vere e proprie esperienze virtuali in cui l’utente ha la possibilità di immergersi e parlare con altri, vedere concerti e creare oggetti virtuali attraverso degli avatar realistici, sempre più vicini alla realtà.
Quindi non più qualcosa di astratto, ma di concreto! Esperienze fruibili che hanno degli effetti importanti. In ambito psicologico l’utilizzo della tecnologia, nello specifico della realtà virtuale, realtà aumentata, video a 360° e intelligenza artificiale, si sta sempre più diffondendo, forse proprio perché sempre più aumenta la consapevolezza delle enormi potenzialità di questi strumenti.
Ma quali sono i vantaggi per lo psicologo nell’utilizzo di questi mezzi innovativi? Un concetto fondamentale è quello della trasparenza: l’utente, immerso in queste ambientazioni virtuali, percepisce l’interazione con l’interfaccia come priva di ostacoli per raggiungere un obiettivo prefissato. Un altro aspetto importante è l’engagement che è in grado di creare questa tecnologia; l’utente sperimenta un senso di “presenza”, si sente dentro l’esperienza (being there) e si sente parte di quell’ambiente virtuale. Questo significa che, se il contesto viene ricreato il più possibile fedele alla realtà, la persona immersa in quella dimensione può esperire le stesse emozioni o comportamenti che metterebbe in atto nel mondo reale. La conseguenza diretta è che l’utente è facilitato nel “trasferire l’apprendimento” dall’ambientazione virtuale a quella reale. Inoltre, la realtà virtuale e le altre tecnologie sono altamente flessibili, ovvero danno la possibilità di personalizzare l’intervento ed applicarlo a diversi contesti. Infatti, oggi si assiste sempre di più all’utilizzo della realtà virtuale in ambito clinico, riabilitativo, culturale, marketing e come mezzo di potenziamento cognitivo. Il lavoro fatto in un contesto virtuale si svolge in totale sicurezza, senza pericoli: pensate alla cura delle fobie dove l’esposizione del paziente allo stimolo fobico può essere davvero difficile e creare disagio. Con la realtà virtuale questa “fatica” iniziale viene meno, perché più facile da gestire e controllare in un contesto, appunto sicuro come quello virtuale. Le tecnologie possono quindi rappresentare una strada alternativa da percorrere insieme allo psicologo, per arrivare a scopi e obiettivi prefissati all’inizio.
In un modo o nell’altro l’integrazione di strumenti innovativi nel percorso psicologico può essere un valido supporto. È importante per me soffermarmi sull’ impiego di questi strumenti. In tutti i campi scientifici e in maniera molto più banale per ogni soggetto che possiede uno strumento tecnologico, il potenziale di uno strumento può avere un effetto positivo o negativo in base, appunto, a come viene utilizzato. Posso citare ad esempio i social network nati con lo scopo di creare una rete sociale online anche tra persone lontane tra loro, diventati oggi potente strumento di condivisione di aspetti della vita personale che molte volte vanno oltre il rispetto della privacy.
Come afferma Stefano Nasetti, celebre ricercatore e scrittore “Il problema non è la tecnologia, ma l’uso che se ne fa. Ogni cosa comporta dei rischi, l’importante è esserne consapevoli e valutare se il prezzo che paghiamo (meno privacy) è adeguato a quanto riceviamo in cambio.”
Francesco Palazzo
*Durante la lettura potrebbero essere utilizzati termini specifici di genere per facilitare il flusso narrativo. Ogni volta che viene utilizzato un termine specifico di genere, deve essere inteso riferito ad ogni genere, a meno che non sia esplicitamente indicato il contrario.