TOGLIERE IL CIUCCIO: MISSIONE (IM)POSSIBILE! È davvero così difficile togliere il ciuccio? Perché è così importante eliminarlo?
“Abbiamo già provato, ma poi piange e non ci lascia dormire!”
“L’avevamo tolto in vacanza, poi quando siamo tornati a casa ne ha trovato uno vecchio e adesso non lo molla…”
“Ha solo 4 anni, che problema c’è se lo usa ancora?”
“Usiamo il biberon solo 5 minuti la sera per dargli il latte, altrimenti non lo beve!”
Queste sono solo alcune delle risposte che mi sento dare alla fatidica domanda che normalmente pongo in fase di raccolta anamnestica: “Usa o ha utilizzato ciuccio, biberon o altri dispositivi?”
Io lo chiedo sempre, ma perché è così importante?
Cominciamo col dire che il ciuccio e il biberon sono dispositivi utilissimi, soprattutto nei primi mesi di vita. La loro utilità, e la loro funzione, vanno però calando con la crescita del bambino. Allo stesso modo dovrebbe diminuire il loro utilizzo.
Il ciuccio serve a calmare il bambino, mimando l’atto della suzione che ha un effetto rilassante. È importante però limitarne l’utilizzo ai momenti di reale necessità. La bocca del bambino infatti rappresenta uno dei modi in cui il bambino sperimenta la realtà: mette in bocca le mani, a volte i piedi, i giochi, i cibi, ecc. Attraverso i versi, la lallazione e poi le prime parole il bambino esprime sé stesso, ma se la bocca è costantemente occupata dal ciuccio, si limitano molto le sue possibilità di apprendimento.
Il biberon, essenziale nei primi mesi se non si allatta al seno, è utilizzato per nutrire il bambino. Generalmente nel biberon mettiamo il latte, materno o in formula, poi l’acqua. Ma a partire dagli 8 mesi i bambini sono in grado di bere dal bicchiere. Naturalmente all’inizio molta acqua finirà fuori, sarà necessario utilizzare bicchieri adeguati alle capacità del bambino, ma possiamo iniziare a limitare l’uso del biberon.
Sia per il ciuccio che per il biberon resta fermo il limite dei due anni: oltre quest’età infatti, le strutture ossee del distretto orale diventano meno flessibili e sono quindi maggiormente soggette a possibili deformazioni. Le principali deformazioni riguardano il morso, ovvero la sovrapposizione dentaria dell’arcata superiore con quella inferiore. La situazione più grave che può generarsi è il morso aperto, ovvero quella situazione in cui in chiusura i denti non si toccano e quindi la bocca fatica a chiudersi. In questa situazione anche la masticazione è compromessa, pertanto spesso si tende a dare ai bambini alimenti più semplici, come pappe, passati o alimenti morbidi. Questo tipo di alimentazione a sua volta non aiuta la muscolatura del viso e quella orale, che potrebbe quindi risultare ipotonica.
Questo può avere ripercussioni sul linguaggio?
Si, purtroppo in queste situazioni assistiamo spesso a difficoltà articolatorie e distorsioni dei suoni che nei casi più gravi rendono l’eloquio quasi inintelligibile.
Fortunatamente si può intervenire! Prima si fa, migliore sarà l’evoluzione spontanea. Il morso aperto tende ad “aggiustarsi” da solo nei bambini piccoli, ma è necessario eliminare completamente i vizi orali (ciuccio, biberon, dito, pupazzi, ecc). Utile anche un percorso di rieducazione logopedica per “sistemare” i suoni.
Come si può togliere il ciuccio o il biberon?
Il primo passo da fare consiste nella riduzione del suo utilizzo: è importantissimo fare squadra e coinvolgere anche i nonni, la baby-sitter, la tata del nido, le maestre ecc. Gradualmente si concede il ciuccio/biberon per tempi sempre più brevi e soprattutto solo in situazioni di necessità. Per esempio non andrebbe dato il ciuccio quando il bambino gioca, mentre mangia, mentre è impegnato in un’altra attività.
Il secondo passo è accompagnare il bambino in questo processo. Un po’ di tempo prima del momento in cui decidiamo che avverrà l’abbandono del ciuccio, iniziamo a prepararci all’evento e impostiamo un sistema di premiazione. Più il bambino è coinvolto e motivato, migliore sarà l’esito di questo momento così delicato. In generale, meglio non toglierlo di punto in bianco e di nostra iniziativa: per il bambino potrebbe essere traumatico e potrebbe semplicemente sostituire il ciuccio con altre cose (dito, pupazzi, magliette…).
È importante arrivare tutti pronti a quel giorno: il bambino sa che è un momento speciale perché avverrà qualcosa di bellissimo, i genitori devono sapere che non si torna indietro, non importa cosa succederà, ma il ciuccio non verrà dato più (e questo vale per tutti gli ambienti che il bambino frequenta!).
Possibilmente, fate il passo quando potete concedervi qualche giorno di pausa e potete stare insieme al bambino, magari fare qualcosa di diverso che potrebbe distrarlo. La prima notte senza ciuccio potrebbe essere difficile, ma poi la situazione migliora. Non cedete!
Concretamente cosa si può fare per convincerlo a dare via il ciuccio?
Vi elenco alcune idee che ho sperimentato e che hanno dato esiti positivi:
- La scatola: il bimbo mette tutti i ciucci in una scatola che abbiamo preparato con cura (magari facendo qualche lavoretto insieme), che potrebbe essere una scatola dei ricordi o una scatola di doni per altri bimbi (se conoscete qualcuno in dolce attesa, oppure qualche bimbo molto piccolo).
- La fata dei ciucci: la sera prima dell’arrivo della fata mettiamo sul tavolo tutti i ciucci, un biscotto, un bicchiere con l’acqua e lasciamo un cestino, una scatola o un sacchetto vuoto. Si sa che le fate sono molto generose e lasceranno un regalo per ogni ciuccio! Al mattino sarà così contento che non si ricorderà nemmeno del ciuccio!
- Babbo Natale: un po’ come per la fata, si incartano tutti i ciucci come un pacco regalo, poi la mattina si scopre che Babbo Natale è passato e ha preso i ciucci, lasciando però tanti bei doni!
- Nel periodo di Pasqua si possono lasciare i ciucci in giardino, o in casa, e fare in modo che il coniglietto pasquale li trovi e lasci al loro posto delle uova di cioccolato.
- Esistono davvero tanti libri con storie divertenti e coinvolgenti che possiamo leggere con il bambino per avvicinarlo all’abbandono del ciuccio, scegliete quello che fa più al caso vostro.
E se lo chiede ancora?
Quando il bambino chiederà il ciuccio (e state certi che lo farà), gli ricorderete cosa avete fatto dei suoi ciucci: li avete regalati al cuginetto, li avete dati alla fatina che gli ha portato un sacco di belle cose, oppure li avete messi in giardino e il coniglietto pasquale li ha portati via.
Questa è la fase più delicata: aiutate il bambino a capire, spiegate anche più volte perché non potete dare il ciuccio, ma fate attenzione a non mostrarvi possibilisti e a non concedere il ciuccio. Meglio ancora sarebbe buttarli e fare in modo che non si possa ricadere nel vizio.
Se non riuscite con questi consigli, non preoccupatevi. Ricordatevi sempre che ci sono gli specialisti che possono darvi una mano: pediatra, neuropsichiatra infantile, dentista, logopedista, maestre… Ognuno di questi professionisti può concretamente offrire supporto, chiedete sempre se avete dei dubbi o se non sapete come affrontare la situazione.
Laura Lazzari