CREATIVAMENTE: Il pensiero divergente e la creatività come elementi importanti dell’intelligenza
“Ogni scoperta contiene un elemento irrazionale o un’intuizione creativa.” Karl Popper
Riuscite sempre a tirare fuori dal cilindro idee originali, nuove e funzionali? O viceversa faticate ad uscire dagli schemi e dalla logica razionale? Se avete risposto sì alla prima domanda, probabilmente siete delle persone creative, abili nell’utilizzo del pensiero divergente…
Ma cos’è esattamente la creatività? E cosa significa divergente?
La creatività è un concetto e una dimensione dell’intelletto umano che per moltissimi anni è stata poco considerata negli studi sull’intelligenza. Veniva, infatti, spostato il focus sull’analisi e l’identificazione dei processi logico-razionali, ritenendo la creatività una caratteristica, innata, di pochi, solitamente di geni, artisti e gli inventori, e non sottoponibile a studi e ricerca. Associata a poche categorie lavorative, era legata in primo luogo all’arte per la sua essenza e natura creativa e “geniale” e alla scienza per la scoperta e le sue innovazioni appunto scientifiche. Alcuni autori l’hanno addirittura associata ad una caratteristica tipica di persone bizzarre o con problematiche psicopatologiche. (Alessandro Antonietti)
Proviamo a pensare al nostro lavoro, alla nostra giornata e normale ruotine quotidiana… sapete che possiamo identificare azioni, gesti, atteggiamenti e forme di pensiero creativo in tutte le nostre mansioni? Quando? Ogni qualvolta quello che agiamo esula dal consueto e dall’ordinario, magari associando elementi prima non connessi tra loro e trovando soluzioni innovative e non ovvie.
Solo per fare alcuni esempi, pensiamo all’insegnate che, per trasmettere in modo efficace i concetti ai propri alunni inventa modalità nuove e originali, rimanendo ancorata al programma ma non alla didattica tradizionale, oppure alla commessa che, per presentare una nuova linea di prodotti, allestisce una vetrina in modo inconsueto ma accattivante, ai genitori che inventano storie e attività per trasmettere regole e insegnamenti o ancora a un meccanico che di fronte a una problematica complessa ha un’illuminazione e trova una soluzione alternativa…potremmo fare mille altri esempi. Ecco che la creatività non è intrinseca ed osservabile solo nel risultato, bensì nel processo, che determina la messa in campo di modalità di pensiero e strategie nuove, divergenti appunto.
Guilford (1950) definisce la creatività come “la capacità di produrre elementi ideativi in elevato numero e in modo variato e di carattere inconsueto, di introdurre miglioramenti nella situazione, anche in assenza di un reale problema”.
La creatività è quindi la capacità di mettere insieme elementi prima separati tra loro, in modo nuovo, originale, uscendo dagli schemi consueti, di creare o migliorare qualcosa in modo innovativo, di vedere la realtà, anche quella quotidiana, ben conosciuta, attraverso diverse modalità. È un po’ come se indossassimo occhiali con lenti diverse che consentono di vedere in modo differente.
Partendo da questo presupposto, la creatività è quindi entrata a far parte degli studi sull’intelligenza e sul funzionamento del pensiero, identificandola come una delle abilità dell’uomo, seppur in modalità e “quantità” differente da persona a persona. Pertanto, si concepisce questa abilità come anche allenabile e potenzialmente sviluppabile.
Nel tentativo di comprendere più approfonditamente la creatività, gli autori hanno cercato di analizzare le caratteristiche del pensiero creativo, definito da Guilford (1967) divergente, che, per l’autore, differisce da quello che identifica come convergente.
Il pensiero convergente può essere associato al pensiero logico e razionale che si attiva in modo più o meno meccanico e automatico, utilizzando gli schemi e gli elementi dati dal problema stesso, non aggiungendo nulla di nuovo e muovendosi all’interno di strategie, regole e strumenti ben conosciuti e già utilizzati e testati.
Diversamente il pensiero divergente agisce andando oltre gli schemi e i confini del problema, aggiunge qualcosa di nuovo e non apparentemente osservabile, unisce gli elementi in modo innovativo, esplorando vie e possibilità nuove e originali. Il pensiero divergente è quindi di natura creativa. Questa forma di pensiero è tipica dei bambini ad alto potenziale cognitivo o plusdotati, tipicamente abili nell’osservare la realtà in modo non usuale e stereotipato, ma andando oltre e trovando risposte creative.
Ma quali sono le caratteristiche di un pensiero divergente?
Rimanendo nella teoria elaborata da Guilford, uno dei primi a studiare le caratteristiche di questa forma di pensiero, un pensiero creativo presenta i seguenti aspetti:
- Fluidità: indica la capacità di produrre una grande quantità di idee o risposte ad un problema, indipendentemente dal fatto che esse siano utili e funzionali. Il valore creativo sta proprio nel generare molte possibilità tra le quali scegliere quella più adeguata. Il flusso e ricchezza di pensiero sono la base di questa caratteristica. È un po’ quello che accade quando si fa un brainstoming…solo che le idee sono prodotte da una sola persona.
- Flessibilità: è l’abilità di passare rapidamente da una categoria di pensiero, di funzione, di oggetti, ecc. all’altra per risolvere la situazione o più situazioni. Ad esempio, è attivata ogni volta che si cerca di attribuire ad un oggetto o strategia diversi utilizzi e scopi, uscendo da quella di appartenenza.
- Originalità: si riferisce alla generazione di risposte nuove e precedentemente non utilizzate o non generate da altri in quel momento
- Elaborazione: consiste nel perseguire in modo coerente, approfondito e arrivando a tutte le conseguenze la strategia e strada di pensiero intrapresa
- Valutazione: è la scelta dell’idea maggiormente funzionale e utile alla risoluzione del problema tra quelle prodotte.
Queste caratteristiche sono fondamentali per identificare un pensiero che si discosti da quello razionale e che permetta di osservare le cose da prospettive differenti. Non sempre il pensiero divergente è maggiormente funzionale di quello convergente e logico. Il vero successo e il raggiungimento di ottimi risultati potrebbe, infatti, stare nel mezzo: saper conciliare creatività e razionalità e conoscenze pregresse per dare vita a risposte il più possibile adeguate ed efficaci. Quindi è importante incrementare la connessione tra i due emisferi: quello destro, sede della creatività e del pensiero divergente e quello sinistro rivolto al pensiero logico-razionale.
Seppur la creatività è una caratteristica innata e una predisposizione della personalità, è altrettanto vero che può essere allenata.
Nei bambini più piccoli è favorita dalla possibilità di giocare ed approcciarsi con materiale non strutturato, così da poter inventare giochi, storie e passatempi unendo elementi tra loro non connessi. Sembra paradossale ma momenti di inattività e di noia sono molto utili in questo contesto. Per superarli i bambini infatti si ingegnano e inventano giochi e attività.
Utili possono essere, inoltre, la lettura, il disegno, la manipolazione di oggetti, il bricolage o restauro, ma anche scrivere, ascoltare musica, osservare film o video. Tutte attività che permettano di attivare la mente, creare nuove associazioni e quindi potenziali nuove idee.
L’apprendimento di cose nuove e la conoscenza, sono sicuramente una buona base per il pensiero divergente, che si attiva quando riusciamo ad andare oltre la nozione, la tecnica o la strategia, unirla ad altre e utilizzarla in modo originale e funzionale al contesto o problema che dobbiamo risolvere.
Recenti studi affermano l’efficacia del fare attività sportiva, del meditare e di sperimentare cose nuove.
Ma perché è importante favorire lo sviluppo della creatività e del pensiero divergente?
Avere un buon pensiero divergente, capace di andare oltre le cose date, ha molteplici vantaggi:
- Garantisce la messa in campo di soluzioni nuove, di migliorare e crescere, di osservare la realtà da prospettive differenti e creare nuove opportunità
- Migliora le abilità di problem solving
- Incrementa il successo e la capacità di uscire dall’impasse in strategie complesse e dare risposte innovative
- Permette di uscire dalla fissità funzionale e generare idee, costrutti, tecniche, strategie e strumenti
- Incrementa il coinvolgimento al compito, la motivazione, l’autonomia, il senso di autoefficacia e autostima.
Rispetto a questo ultimo punto, sono molto interessanti le ricerche condotte in ambito lavorativo in cui si è osservato come lasciare maggiore autonomia ai lavoratori nella gestione del proprio lavoro, definendo bene l’obiettivo da raggiungere ma dando pochissime informazioni sul come farlo, porti a maggiori risultati e alla messa in campo di maggiore creatività e inventiva.
Il pensiero divergente infatti esce dagli schemi fissi e osserva le cose da diversi punti di vista per giungere alla soluzione. Per questo motivo sembra che dare troppe informazioni, riduca la possibilità di esplorare e sperimentare, limiti le potenzialità della creatività, riconducendo il pensiero a logiche fisse e definite.
Considerati gli innumerevoli effetti positivi dell’utilizzo adeguato di entrambe le modalità di pensiero è importante attivare una riflessione sulle nostre modalità di procedere in tutti i nostri ambiti di azione, dal mondo lavorativo a quello scolastico, da quello sportivo a quello legato al tempo libero, cercando di incrementare e favorire l’utilizzo del pensiero creativo e divergente che va oltre il particolare e si muove nel campo dell’esplorazione, della novità e dell’innovazione.
Limitare questa possibilità può portare a perdere potenziale e ad inibire le possibilità di miglioramento.
“Creatività significa semplicemente collegare cose. Quando chiedi a persone creative come hanno fatto qualcosa, si sentono quasi in colpa perché non l’hanno fatto realmente, hanno solo visto qualcosa e, dopo un po’, tutto gli è sembrato chiaro. Questo perché sono stati capaci di collegare le esperienze vissute e sintetizzarle in nuove cose.”(Steve Jobs)
Michaela Fantoni
Milena Rota
*Durante la lettura potrebbero essere utilizzati termini specifici di genere per facilitare il flusso narrativo. Ogni volta che viene utilizzato un termine specifico di genere, deve essere inteso riferito ad ogni genere, a meno che non sia esplicitamente indicato il contrario.