Star bene si può!

Solo Elpis, la speranza, come in una casa indistruttibile, dentro all'orcio rimase, senza oltrepassarne la bocca, né fuori volò, perchè prima Pandora aveva rimesso il coperchio per volere di Zeus egíoco che aduna le nubi.

Elpis è ancora nel vaso.

HAI DETTO PLUSDOTAZIONE?

Pubblicato da il Febbraio 26, 2020 in adolescenti, Apprendimento, Età evolutiva, Infanzia, Salute e benessere, Scuola

HAI DETTO PLUSDOTAZIONE?

Sapete che il MIUR – Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca nella nota n. 565 del 3 Aprile 2019 ha incluso gli alunni Plusdotati tra i bambini con Bisogni Educativi Speciali (BES)?

Questa è sicuramente un’ottima notizia! Perché?

Scopriamolo insieme.

Negli anni si sono susseguiti numerosi cambiamenti legislativi sull’inclusione scolastica. In primo luogo, la Legge 53/2003 ha sancito il principio della personalizzazione dell’insegnamento, la legge 170 del 2010 ha garantito e tutelato il diritto allo studio a tutti gli individui con Disturbi Specifici dell’Apprendimento e, infine, con la direttiva del 27 dicembre 2012 si è ampliato il campo di applicazione di una didattica inclusiva e personalizzata, con il riconoscimento, da parte del MIUR, degli alunni con Bisogni Educativi Speciali, conosciuti anche come BES. Un ulteriore passo è stato fatto con il Decreto Dipartimentale n.1603 del 15/11/2018 in cui è stato istituito un tavolo tecnico con lo scopo prioritario di redigere le Linee Guida Nazionali per gli studenti plusdotati, che ha permesso, in virtù dell’autonomia scolastica, a molte scuole e molti insegnanti, di attivare Piani Didattici Personalizzati di potenziamento e/o percorsi formativi individualizzati per gli alunni gifted. Questo promuove la loro inclusione e lo sviluppo dei talenti, senza necessità di inserirli nei BES. Tuttavia, la svolta decisiva è sicuramente quella della nota n. 562 del 3 aprile 2019 il MIUR che invita a considerare tra gli alunni BES anche quelli ad alto potenziale intellettivo, lasciando, autonomia di scelta al team docenti della primaria e ai consigli di classe degli istituti successivi, sulla possibilità di una personalizzazione del percorso e stesura del PDP, con attenzione al talento e alle sue peculiarità.

Perché, dunque, “investire nel talento”?

Il supporto allo sviluppo del talento, anzi, alla molteplicità di talenti è un ambito di intervento che dovrebbe rappresentare la sfida educativa delle nuove politiche scolastiche e sociali. “Investire nel talento a scuola”, è importante per favorire l’acquisizione di apprendimenti realmente centrati sulla persona, calibrati nella prospettiva di una didattica per l’inclusione che tenga conto delle originalità di ciascuno, della singolarità e complessità di ogni persona, delle sue aspirazioni e delle sue propensioni al sapere.

Ma chi sono i bimbi Plusdotati?

In generale, i bambini Plusdotati si caratterizzano per abilità superiori, rispetto ai pari, in aree specifiche e in momenti differenti rispetto al target di sviluppo. Tuttavia non è sempre così facile notarli ed individuarli. Spesso rimangono nascosti, arrivando in alcuni casi ad una perdita di questo “dono”, e, se non individuati, possono avere, in alcuni casi, vere e proprie difficoltà nella quotidianità. Ecco perché è cosi importante riconoscere il prima possibile i “campanelli di allarme”.

Ricerche condotte sulla popolazione scolastica dimostrano un’incidenza della plusotazione tra il 2% ed il 5%, all’incirca un alunno per classe. Sono quindi molti gli alunni che si trovano ogni giorno a cercare risposte e uno “sguardo” dal contesto scuola, spesso in difficoltà nel soddisfare i loro bisogni, con elevato rischio di drop-out e abbandono scolastico.

I tratti distintivi coinvolgono varie aree: l’apprendimento, il pensiero creativo, la motivazione, la leadership sociale, l’autodeterminazione fino ad arrivare a quello emotivo-relazionale o psicologico.

In particolare è possibile osservare:

  • Avidità di sapere e conoscenza, unite a grande curiosità, manifestate in esplorazione della realtà attorno e frequenti domande che spesso” spiazzano” anche gli adulti
  • Interessi differenti da quelli dei coetanei, come l’universo, i buchi neri, i quantum
  • Verbalizzazioni e ragionamenti su concetti complessi come la morte e la vita
  • Pensiero logico e analitico con capacità di individuare soluzioni alternative e innovative alle questioni
  • Ottima memoria, anche con poco sforzo di memorizzazione e approfondimento
  • Una vasta gamma di informazioni che supportano e argomentano coerentemente una propria idea o pensiero
  • Vocabolario ricco con acquisizione del linguaggio precoce
  • Frequente abilità di letto scrittura presenti già nel periodo pre-scolastico, 5/6 anni, spesso acquisite in totale autonomia e senza un’effettiva esperienza di apprendimento.
  • Grande creatività, pensiero originale
  • Cura e attenzione ai dettagli della realtà, individuando relazioni e concetti
  • Determinazione, alta motivazione, perfezionismo con frequente totale assorbimento nel compito in cui investono molto tempo ed energia, faticando a comprendere e vivendo con frustrazione il differente coinvolgimento degli altri
  • Humor sottile, spesso non compreso ma considerato bizzarro e strano dai pari

Accanto a questi però è possibile trovare bambini disordinati, “sbadati”, in alcuni momenti poco presenti al qui ed ora, totalmente immersi nei loro pensieri e ragionamenti.

A livello psicologico ed emotivo possono  manifestare scarsa capacità di gestione dell’emotività e delle sue manifestazioni, bassa autostima, giudizio critico e senso morale talvolta eccessivo ed esasperato dal senso di giustizia elevatissimo e diffuso. Spesso si sentono isolati e incompresi. Nel rapporto con gli adulti ma soprattutto con i pari, questi bambini spesso faticano a seguire le modalità di interazione e di impiego del tempo altrui, determinando quindi difficoltà nel rapporto uno a uno e nella costruzione di legami di amicizia, a causa di interessi troppo differenti.

Questa diversità può essere vissuta con difficoltà oppure esaltata come segno distintivo dalla massa dei coetanei. Fattore spartiacque è la personalità e il temperamento di ognuno.

Ma queste sono alcune delle possibili caratteristiche della persona gifted,  un vero e proprio profilo non esiste! Ognuno è differente nel suo genere, perché non c’è solo una plusdotazione cognitiva e quindi un eccellente livello cognitivo. La storia ce lo insegna! Basti pensare ad Einstein o Leonardo Da Vinci e più recentemente Rita Levi Montalcini…speciali nella loro unicità. Il potenziale può riguardare altre aree come quella artistica e musicale, si vedano Picasso, Monet, Mozart o The Beatles, attori come Matt Damon, Jack Nicholson, Marcello Mastroianni, Vittorio Gassman, Meryl Streep, Helen Mirrer, all’ambito sportivo partendo da Bolt, Ronaldo, passando per Pelè, Senna, per arrivare a Federico Morlacchi e Bebe Vio per il mondo paralimpico.

Cosa fare se i campanelli suonano e vi si accende una lampadina rispetto a vostro figlio o ad un alunno?

Il primo passo è ricercare un professionista competente e preparato sull’argomento. Seppur in Italia sia un tema ancora troppo poco conosciuto, iniziano ad esserci centri specializzati in ogni regione che possono fornire consulenza a genitori ed insegnanti, effettuare una valutazione specialistica delle competenze osservate nel bambino o ragazzo e supportarlo nel processo di crescita.

Nel nostro studio il percorso inizia con un colloquio conoscitivo con i genitori, in cui si cerca di comprendere se i campanelli di allarme osservati possano rientrare tra gli indicatori di una plusdotazione o di un alto potenziale. Il passo successivo è la definizione di un iter di valutazione personalizzato volto ad indagare, oltre alle competenze cognitive (il QI), pensiero divergente e creatività, abilità emotivo-affettive, relazionali, attentive e di apprendimento, caratteristiche di personalità quali leadership, perfezionismo, curiosità, nonché interessi, hobby e attività del tempo libero. Al fine di avere un’idea del funzionamento a trecentosessanta gradi è necessario raccogliere informazioni, oltre che da genitori e famigliari, previo consenso, dagli adulti che si interfacciano con lui come insegnanti, allenatore sportivo, catechista, capo scout, educatore, ecc.

Laddove emerga un quadro di plusdotazione o alto potenziale iniziano, per i genitori, altri mille dubbi e interrogativi…lo diciamo a nostro figlio? Chi glielo comunica? Come glielo diciamo?

Spesso i ragazzi arrivano con il bisogno di comprendere le proprie difficoltà nelle relazioni, nella gestione delle emozioni, nell’apprendimento, e una restituzione, da parte dello specialista in presenza dei genitori, sul loro funzionamento, permette di ridurre il senso di colpa, di inadeguatezza e di sofferenza rispetto al proprio modo di essere e vivere la vita, spesso differente da quello dei coetanei. Non vengono date etichette, ma viene spiegato loro quali sono i propri punti di forza e dove investire per sentirsi meglio.

Le proposte dello specialista per esempio potrebbero essere rivolte:

  • Ai Genitori con percorsi di parent training
  • Agli insegnanti attraverso il teach training
  • Al bambino sia come supporto individuale che di gruppo, con attività su differenti tematiche. Ad esempio potenziare abilità o competenze della sfera emotiva e relazionale o la gestione degli aspetti scolastici e di apprendimento.

È bene ricordare che plusdotazione non è sinonimo di totale assenza di difficoltà o di successo certo, ma è una caratteristica che, se riconosciuta e ben gestita, permetterà al bambino di realizzare grandi sogni, ma se non appositamente individuata e sostenuta potrebbe andare persa o creare difficoltà. Ecco perché è importante occuparsene!

Chiara Raffognato

Milena Rota

Michaela Fantoni

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