…PARLIAMO UN PO’ DI AUTISMO
“È piccolo il mio mondoe ci sto soltanto io,non parlo o ti confondocon strano chiacchierio,saltelli e gesti stranicol corpo e con le manie fisso su qualcosalo sguardo mio si posa,ti chiedi cosa penso,ti sembro senza senso.Son alte e forti muracostruite intorno a me,ti faccio un po’ paura,non sono come te.È un altro mondo il mioe tu non riesci a entrarediversa lingua ho ioe tu non sai capire.Se solo vuoi provare,se prendi l’astronave,potrai da me atterraree forse anche capire,perché, in ogni viaggio,un nuovo paesaggioti apre gli occhi e il cuore,per renderti migliore.”
Il piccolo Principe
A volte sembra davvero che viva dentro ad una bolla, gli altri non gli interessano, noi compresi, sembra quasi che i suoi occhi non vedano e le sue orecchie non sentano.
Ogni tanto la bolla scoppia e sono momenti bellissimi, in cui interagiamo, ci tocchiamo, mi guarda e…mi vede! Poi però ricostruisce la sua bolla, perchè per lui è uno spazio sicuro, che lo fa stare bene, attutisce i rumori, i suoni di quelle parole a cui fa cosi fatica a trovare un significato, mitiga tutti quei gesti e i movimenti che lo incuriosiscono ma allo stesso tempo lo spaventano.
Avvicinarsi a un bambino con autismo richiede la delicatezza di una ballerina di danza classica, la creatività di un pittore, la fantasia di un mago, l’allegria di un comico, la saggezza di un maestro.
Tutto ruota intorno a un delicato meccanismo in cui l’interazione privilegiata che si crea tra l’adulto e il bambino può creare il clima favorevole per sperimentare gli scambi, favorire l’interazione, permettergli di uscire dalla bolla. La costanza e la perseveranza permettono di ampliare gli stimoli e aprire canali comunicativi a due vie, caratterizzati da intenzionalità ed emotività. La disponibilità e la voglia di partecipare ad un’attività ludica aiutano il bambino a non avere paura del mondo che lo circonda, perché insieme all’adulto lo sperimenta e lo vive.
Ogni bambino è unico nel suo mondo e il suo mondo è nella bolla, ma noi possiamo aiutarlo a capire che anche fuori da lì può sperimentare degli spazi sicuri dove non sarà solo, ma potrà essere accompagnato nel suo percorso di crescita. Le strategie educative che un bambino impara nella relazione duale con l’adulto può utilizzarle anche con altri adulti, quello che impara in un ambiente può sperimentarlo anche in altri contesti o nella stessa situazione con figure adulte diverse. Diventa importante prepararlo ad accogliere nel suo mondo diverse figure che possono concorrere al suo benessere. Nello specifico ruoteranno intorno al bimbo e alla famiglia diverse figure professionali, ciascuna con le sue competenze ma tutte con lo stesso obiettivo: favorirne la miglior qualità della vita possibile.
Nel nostro Centro una famiglia può trovare un equipe specializzata in grado di assistere la famiglia durante il periodo di valutazione e certificazione diagnostica, nei rapporti con la scuola, nella gestione a casa e con percorsi riabilitativi neuropsicomotori, logopedici ed educativi mirati e individualizzati. Crediamo molto nel lavoro con i pari, per cui abbiamo gruppi di psicomotricità educativa e inclusiva attivi tutto l’anno.
La presa in carico precoce si basa sui concetti di interazione e integrazione tra più “agenti attivi”. Il primo di questi è il bambino, considerato nella sua globalità ed unicità. Fondamentale risulta il ruolo del nucleo familiare e dell’équipe multidisciplinare, composta dalla Neuropsichiatria Infantile, dalla Pedagogista, dalla Terapista della Neuro e Psicomotricità dell’età evolutiva, dallo Psicologo e dal Logopedista. L’inserimento all’asilo nido o alla scuola dell’infanzia è una risorsa importante perché permette al bambino di vivere esperienze di incontro con figure adulte e con i pari. La scuola ha bisogno di confrontarsi con i professionisti e di portare alla luce le potenzialità o le fragilità del bambino nella quotidianità.
Una presa in carico integrata favorisce un progetto riabilitativo condiviso indispensabile per lo sviluppo evolutivo del bambino.
Il nostro intervento, di tipo cognitivo comportamentalemette al centro il bambino e i suoi comportamenti. Crea un setting in grado di sostenere e potenziare le sue aree funzionali, basandosi su un approccio globale in cui il bambino viene considerato nella sua unicità. Risulta importante rispettare la distanza ottimale richiesta dal soggetto, ponendosi in un atteggiamento empatico, di ascolto attivo e di rispecchiamento. La nascita di interazioni e relazioni privilegiate necessita di una mediazione basata sull’utilizzo del corpo e della propria corporeità, oltre che degli oggetti. Altro aspetto importante del setting è prevedere inizialmente un ambiente che riduca al massimo la possibilità di stimolazione sensoriali disturbanti, per permettere al bambino di sentire l’ambiente terapeutico come poco intrusivo ed invasivo.Agire sui comportamenti problema ci permette di modificarli o portarli in estinzione favorendo l’insorgenza di comportamenti funzionali e utili alla crescita.
E’ sicuramente un percorso che richiede tempo e costanza, dedizione e amore ma nessuna meta è troppo lontana per chi vi si prepara con preparazione, pazienza e perseveranza.
Elisa Bracale