SENTI CHI PARLA: I bambini e le capacità linguistiche
“…Ricordo che a tre anni per convincermi a parlar
mio padre mi tirava il naso ed io giù a lacrimar
finchè un bel giorno dissi quel che in mente mi passò
rimase così male che mai più ci riprovò: Supercalifragilistichespiralidoso!”
… COME SI IMPARA A PARLARE?
Nel primo anno di vita dell’essere umano avviene la prima e più significativa tappa dello sviluppo psicologico dell’essere umano: i bambini imparano a parlare!
Ecco nella tabella di seguito le principali abilità linguistiche che i bambini raggiungono all’interno di uno sviluppo armonico:
ABILITA’ | TEMPI E QUANTITÀ |
LALLAZIONE
(es: bababa o mamamama) |
Compare a 8/9 mesi |
COMPRENSIONE DI PAROLE | A 9/10 mesi almeno di 30/40 parole |
PRODUZIONE DI PAROLE | Compare a 13/15 mesi
Almeno 20 parole a 18/20 mesi Almeno 300 parole a 24 mesi |
COMBINAZIONE DI PAROLE | Compare dai 20/24 mesi, massimo entro i 36 mesi |
COMBINAZIONE DI GESTI NEL GIOCO SIMBOLICO | 20/24 mesi |
SVILUPPO DELLA GRAMMATICA | Dai 24 ai 36 mesi |
LUNGHEZZA DELLA FRASE | Almeno di 3/5 parole entro i 38 mesi |
Il ritardo nella comparsa del linguaggio rappresenta, perciò, un “campanello d’allarme” importante per eventuali difficoltà del bambino, sia dal punto di vista dell’integrazione sociale, che dello sviluppo delle competenze cognitive.
La capacità linguistica si inserisce, però, in una più ampia capacità comunicativa che i bambini acquisiscono prima di imparare a parlare, infatti, prima della fase del linguaggio vero e proprio, il bambino impara a comunicare attraverso espressioni facciali, sguardi, vocalizzazioni, gesti.
Per questi motivi si è rivelata di fondamentale importanza la possibilità di individuare nel corso dello sviluppo del primo annodi vita del bambino la presenza di prerequisiti della futura capacità linguistica, quali: l’attenzione condivisa, la triangolazione, la capacità di produrre gesti comunicativi, con la comparsa dei quali il bambino inizia a comunicare intenzionalmente, attraverso scambi con gli adulti che diventano segnali convenzionali, e il gioco simbolico. Il gioco di “far finta” condivide con il linguaggio la stessa funzione simbolica: “qualcosa sta al posto di qualcos’altro”. Linguaggio e gioco sono dunque fenomeni paralleli: intorno ai 18-20 mesi i bambini cominciano a produrre le prime parole e iniziano a giocare in modo simbolico: usando un oggetto con una funzione diversa da quella propria (ad es. usando un cucchiaino come se fosse un pettine).
Con la semplice osservazione della comparsa di questi prerequisiti, si possono quindi allontanare i dubbi di eventuali problemi legati allo sviluppo linguistico.
Resta, comunque, determinante che il contesto familiare, in cui il bambino è inserito, sia adeguato ad accogliere i suoi “bisogni comunicativi”: è importante che i genitori non si rivolgano al bambino con stimoli troppo difficili, ma che, invece, cerchino di essere spontanei e coinvolgenti, arricchendo la produzione del bambino perché il piccolo si trovi nelle migliori condizioni per comunicare in un clima accogliente e sereno!
La stimolazione degli adulti deve avvenire secondo tempi e modi adeguati, infatti un eccesso di stimolazione linguistica potrebbe produrre uno stress nel bambino: pediatri segnalano addirittura in alcuni casi un ritardo di alcuni mesi nella esplosione del vocabolario dovuto ad eccesso di stimolazione da parte dei genitori. L’adulto deve sempre rivolgersi al bambino con lo scopo di comunicare qualcosa al piccolo: se viene a mancare il ritmo dello scambio, cioè se mancano le pause, i silenzi nei quali il bambino possa esprimersi, non c’è comunicazione e non si sviluppa il linguaggio del bambino!
Attraverso l’interazione con gli adulti che si occupano di lui, infatti, il bambino impara l’alternanza dei turni, durante i giochi come il cucù o i momenti di routine quotidiana. Questo permetterà al bambino, intorno ai tre anni, di essere in grado di sostenere piccole conversazioni, facendo domande all’adulto e attendendo la sua risposta.
Per favorire una competenza comunicativa e narrativa è fondamentale che i genitori, ancora prima che il bambino impari a leggere, quindi appena possibile, trascorrano del tempo con i propri figli raccontando con loro storie e racconti, sfogliando insieme i libri. Attraverso le figure, infatti, i bambini potranno partecipare alla narrazione, identificandosi anche emotivamente con i personaggi. L’immedesimazione con i vari personaggi aumenta il piacere della lettura e la motivazione perché permette di capire meglio quello che succede nel racconto e invoglia a proseguire nelle pagine! Grazie alla “lettura” congiunta con gli adulti che si occupano di lui, inoltre, il bambino inizia a familiarizzare con il testo scritto; impara formule tipiche, come: “C’era una volta…”; apprende che parole e immagini si riferiscono a qualcosa che non è concretamente presente; se adeguatamente stimolato con domande e richieste di indovinare cosa avverrà dopo, arricchirà il racconto con aggiunte personali. Tutto questo permetterà di favorire lo sviluppo cognitivo basato sulla rappresentazione fondamentale per l’apprendimento futuro delle abilità di lettura e scrittura.
(Lia Aspesi)